Alcune settimane fa, durante l'esperienza di tirocinio, ho avuto l’opportunità di visitare la scuola Montessori in via Milazzo n. 9 a Milano. Questa visita mi ha permesso di “incontrare” Maria Montessori attraverso coloro che in quella scuola ci vivono e ci lavorano: i bambini con le loro insegnanti.
Mi ha colpito il rispetto per la libertà del bambino che si traduce in una metodologia didattica ed in una vita di classe molto diversa da quella che io conosco nella scuola “comune”.
Maria Montessori applicò sin dagli esordi del suo lavoro un particolare sistema educativo, basato sulla convinzione che il bambino, anche quello con handicap, possiede dalla nascita il germe della propria personalità e che l'adulto non debba far altro che aiutarlo a esprimerla e svilupparla, creando un ambiente favorevole alla crescita di autonomia, spirito di indipendenza e buon comportamento sociale.
All'immagine tradizionale del bambino che è tutto gioco e immaginazione, la Montessori sostituì l’idea di un bambino concentrato, disciplinato, calmo, impegnato nel suo lavoro. Per far questo dovette però sottrarre il bambino dalle influenze negative dell'adulto, dalle inibizioni e repressioni del suo bisogno di attività e lo collocò in un ambiente adatto, costruito in ragione delle sue possibilità d'azione, così da potersi rivelare come soggetto dotato di una straordinaria energia creativa e di notevoli potenzialità di sviluppo.
Secondo la Montessori, nella prima fase dello sviluppo da 0 a 3 anni, la mente del bambino si configura come mente assorbente, che assimila inconsciamente, ma in modo selettivo, i dati con cui viene a contatto nel suo ambiente. È la fase più creativa. L'apprendimento, in questo periodo, si identifica col vivere stesso, è un processo vitale durante il quale il bambino realizza le sue prime forme di adattamento all'ambiente.
La seconda fase occupa i tre anni successivi, quelli che coincidono con l'educazione prescolastica. Alla mente assorbente si accosta la mente cosciente che ubbidisce al bisogno del bambino di mettere ordine nell'enorme cumulo di impressioni assorbite nel periodo precedente.
La Montessori introdusse qui l'idea di mente matematica e mise in evidenza che la mente del bambino è matematica ed agisce quindi fin dai primi anni di vita.
Parlando di intelligenza matematica, disse che senza l’educazione e lo sviluppo matematico, non è possibile comprendere il progresso della nostra epoca, né parteciparvi. Paragonava un uomo senza cultura matematica, ad un analfabeta in un contesto in cui domina la cultura letteraria.
Il bambino sin dai primi anni ha uno spirito matematico che tende verso l’esattezza, la misura, il rapporto. L’educazione, a suo parere, deve mirare a far ordine nella mente del bambino e, per far questo, l’insegnamento dell’aritmetica non deve seguire un processo lineare, ma procedere per livelli o piani. Deve partire da un’idea centrale e sviluppare parallelamente le conoscenze che portano, attraverso l’analisi, a considerare e ad approfondire i dettagli.
Il suo metodo promuove il processo di costruzione della mente del bambino. I bambini vengono liberati dall’obbligo di imparare a memoria regole che non capiscono. La scuola “tradizionale” si basava sulla memorizzazione di procedimenti che non era necessario capire, così come non era necessario comprendere il perché si operasse in un certo modo e come un procedimento si collegasse ad un altro.