Pensando alla matematica mi viene in mente un puzzle da sistemare, dove ogni pezzo posseduto ha un significato per il completamento del lavoro. La matematica ha per me il sapore di un problema che diventa sfida positiva. È la consapevolezza di avere gli strumenti per poter affrontare il problema posto. La matematica è per me anche azione creativa, capacità di risolvere problemi concreti mediante le informazioni a disposizione, per andare oltre ad una semplice somma di tali informazioni ed individuare relazioni più profonde e meno immediate, ma pur presenti sin da subito.
Per questo credo che il compito dell'insegnante non sia quello di risolvere i problemi che via via emergono dal confronto degli allievi con l'esperienza quotidiana, ma di accompagnarli nella valutazione di tali problemi e delle informazioni a loro disposizione per individuarne soluzioni percorribili attraverso l'uso critico della ragione.
Vorrei essere un insegnante che sa "moltiplicare i problemi" o semplicemente problematizzare l'esperienza, che sa supportare i suoi allievi quando si sentono frustrati e incapaci di trovare una soluzione adatta.
Dario Antiseri nel 1985 diceva: "un buon insegnamento è sempre quello che parte dai problemi che l'insegnante cattura dalla memoria culturale dei ragazzi e sui quali sa far inciampare i ragazzi".
Credo che l'insegnante debba saper far inciampare i suoi allievi nei problemi.
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